
Stefano, nei panni di Red Sbornia, era seduto al tavolino di un bar, poco lontano da casa. L’aria primaverile gli carezzava il volto tatuato e la barista, Alessandra, gli aveva portato un caffè lungo al vetro non appena si era accorta di lui. Ale gli sorrideva sempre, con le labbra e con il culo. Peccato avesse quarant’anni. Continua a leggere
