«Si sente quando parla, signor… Sbornia?».
«In che senso?».
«Voglio dire, si sente mentre racconta questa storia? I luoghi comuni che usa, le frasi fatte».
Stefano guardò l’Ispettore Grave: la sua barba curata e la camicia a quadri con le maniche tirate su stonavano con il riporto che pretendeva di essere un ciuffo. Continua a leggere
Quella mattina Stefano si svegliò nel letto sfatto di Emma, già andata a scuola per affrontare l’esame di maturità. Per fortuna i genitori della ragazza erano suoi grandi fan, non si facevano problemi quando lo vedevano sbucare dalla stanza della figlia.
Sbornia era eccitato, andò in bagno e si lavò la faccia con vigore. Continua a leggere
Stefano era sudato. Quei dannati fan tramutati in hater dalla delusione cocente lo avevano fatto correre a perdifiato per quasi un’ora, ma adesso era in salvo nella stanza di Emma.
«Amore sei stata bravissima! Ti hanno già fatto il bonifico per l’intervista?»
«10 kappa, belli fresh».
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«Corri ragazzo, corri» gli aveva detto il portiere. Gli eventi erano precipitati come fa un vaso di petunie nello spazio, era successo tutto solo qualche ora prima, ma a Stefano sembravano giorni.
Un gruppo di fan lo stava inseguendo e lui scappava. Si erano appostati sotto casa sua per sostenere l’appuntamento del loro cantante preferito, ma quello che era successo in diretta Instagram li aveva trasformati in un branco di hater famelici. Continua a leggere
La bella Guenda lo guardava torva, ma Stefano continuava a sorseggiare il suo caffè al vetro, ormai non più tanto lungo, e sogghignava.
«Billy, che soggetto!» disse il trapper cercando di minimizzare, poi fece un cenno ad Alessandra, che stava tornando per portare a Guenda un cappuccino chiaro con latte di soia. Continua a leggere
Collettivo Effequattro 